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In ricordo di Giancarlo Zappa

Era il 1985. Per  Giancarlo Zappa si avvicinava l’età del pensionamento, quando si assunse uno dei tanti impegni che ne hanno costellato e caratterizzato la lunga vita: la creazione del Museo del Malcantone.

Nato a  Castelrotto il 16 settembre 1928, ha frequentato la Magistrale di Locarno, insegnato per vent’anni alle scuole elementari di Savosa (mettendo in atto l’esperienza didattica della "Ca' gioiosa" ricordata in una pubblicazione del 1957), e altri venti allo CSIA di Lugano. Nel frattempo ha anche operato per decenni alla Radio della Svizzera italiana, come regista del  Teatro dialettale, ma soprattutto responsabile e produttore di Radioscuola.

Si trattava dunque di dar vita alla bella sede dell’ex Scuola maggiore di Curio, che l’Ente turistico del Malcantone ci metteva a disposizione. Ma ci voleva un’ idea, un principio-guida che desse un carattere particolare a tutta l’attività. La cultura è come un melograno, unitaria e composita. Su questo concetto, Giancarlo Zappa ha basato l’ideazione del Museo del Malcantone, di cui è stato conservatore per ventuno anni, dalla fondazione al 2006. La sua grande preoccupazione è sempre stata quella di evitare di illustrare la nostra regione come se fosse il centro del mondo, ma immaginarla appunto come il seme di melograno, parte di un tutto. Ed è certo per questo che gran parte delle mostre e delle pubblicazioni realizzate a Curio abbiano avuto come tema la nostra emigrazione: oltre che essere una caratteristica imprescindibile della nostra storia, essa ci rapporta alle terre, anche lontane, dove i malcantonesi hanno operato.
 
Quella di trovare le connessioni fra le culture, le epoche storiche, i movimenti artistici, le opere letterarie, era una delle più sorprendenti e affascinanti doti di Giancarlo, frutto di innumerevoli letture e  lunghi viaggi.  La materializzazione di questa visione è stata la prima realizzazione del Museo, quelle Tavole del Tempo che, attraverso la giustapposizione di centinaia di immagini suddivise per luoghi e per epoche storiche, permettevano di cogliere visivamente le interconnessioni fra il qui e l’altrove, fra il presente e il passato, recente o remoto. Da questo strumento ( approntato, diceva lui per ritrovare nelle diverse epoche e nelle varie componenti, alcuni segni delle forme e dei valori della cultura e della civiltà occidentale) partivano le sue visite guidate, nel corso delle quali sapeva affascinare persone di ogni età, di ogni estrazione sociale e di ogni cultura. Dai bambini delle elementari ai professori universitari, tutti erano colpiti dalla sua voglia di raccontare, di creare immagini e connessioni, di far capire. Era un generoso, nei fatti nelle cose come nelle idee. Una personalità di una ricchezza straripante, onnivora.
 
Non era sempre facile lavorare con Giancarlo. Ogni scelta, ogni decisione, anche quelle apparentemente banali, dovevano essere discusse a fondo, analizzate, giustificate. Spesso questo andava oltre il limite della mia sobrietà un po’ facilona: era lo scontro. Sarebbe una falsità non ricordarlo, così come sarebbe falso non ricordare che spesso la ragione era dalla sua parte, che da lui ho imparato e a lui devo molto e, infine,  che nessuna discussione, magari anche accesa, mai è riuscita a intaccare stima e amicizia reciproche.

Bernardino Croci Maspoli
Conservatore del Museo del Malcantone

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