Pian delle Streghe in quel di Fiscozia, era così detta una selva di annosi castagni, ma tanto malfamata per via delle streghe che vi tenevano i loro convegni fatti di sortilegi e barlotti. Nessuno osava passare di là sull'ora del tramonto e tanto meno di notte, ché, attorno ai falò, le streghe intrecciavano danze misteriose. Streghe che emettevano rauche grida e incutevano spavento. Così la tradizione del popolino, che guardava di malocchio la bella selva stregata, ma ricca di annosi alberi, tappezzata di mirtilli saporosi, ove crescevano legioni di funghi porcini, ove la legna da ardere abbondava a dismisura, come pure le castagne, le ghiande e lo strame.
Ma nessuno voleva saperne di tanta roba stregata.
Fiscozia ignorava il Pian delle Streghe. Tuttavia nel villaggio viveva una povera donna: Mariannina, vedova e sola. Ella era un pò lo zimbello dei bambini, per via di un gozzo enorme che tutta la sfigurava. Campava miseramente e le sue risorse stavano nelle selve, ove raccoglieva di tutto. Nel bosco stregato ci andava soltanto lei.
Una sera sull'imbrunire si recò al Pian delle Streghe a raccogliere legna.
Si trovava al limitare della radura e lì tra i cespugli intravide un'altissima fiamma che lambiva le cime dei castagni; aguzzò gli occhi e al suo sguardo apparve una strana visione. Attorno a un grande rogo danzavano in cerchio le streghe come prese dalla follìa e accompagnavano i passi in cadenza con un ritornello:
"Sabato e domenica" e... a questo punto s'infuriavano non trovando la parola successiva.
Allora Mariannina fattasi animo suggerì: " ... e lunedì".
Le streghe presero a ripetere il ritornello completo in una danza allegra e festosa.
Cessata la sarabanda, la strega maggiore disse: "Dobbiamo ricompensare Mariannina, che cosa faremo?". Le compagne dissero:
"Liberiamola dal brutto gozzo". E così ripresero i sortilegi.
Le streghe in cerchio si misero a disegnare nell'aria strani segni con le mani lunghe e ossute e ripetevano in coro:
"Sabato, domenica e lunedì. Gozzo della Mariannina vattene di lì". Mariannina si sentì d'un tratto scossa da una zaffata di aria fredda e avvolta in una spira di nebbia grigia.
Quando si riebbe, portò le mani al collo: il gozzo era scomparso e pure scomparse erano le streghe e il rogo.
La donnetta tornò felice a casa col suo fascio di legna ed era buio pesto. Il dì seguente raccontò in paese la strana avventura e tutti si meravigliarono di vederla liberata dal gozzo.
A Fiscozia c'era un'altra donna gozzuta, Maurilia, una contadina possidente, ma avara e boriosa. Con una punta d'invidia guardava la Mariannina senza il gozzo e pensò:
"Me ne andrò anch'io al Pian delle Streghe per subire la fattura". Infatti, una sera sul tramonto si recò nella selva e fra il lusco e il brusco attese l'apparizione delle streghe. Aspettava da un momento, e con quale ansia, quando vide elevarsi un grande rogo tra i secolari castagni e scorse ombre gigantesche che iniziarono strane danze al solito ritornello:
"Sabato e domenica e lunedì..,".
Maurilia pensò di completare la strofa e di tra gli arbusti gridò: " ... e martedì".
Non avesse mai pronunciato simile parola! Le streghe infuriate dettero in rauche grida e ripresero a danzare.
La strega maggiore disse:
"Maurilia ha pronunciato la parola fatale. Dobbiamo punirla: e in che modo?".
Rispose la più anziana:
"Appiccichiamole il gozzo della Mariannina!".
E così s'iniziarono i sortilegi. Maurilia si sentì sferzata da una raffica di vento gelido e avvolta da una nube di fumo nerastro.
Rimase per un poco stordita, poi quando si riebbe portò le mani al collo e oh! rabbia! Invece di un gozzo se n'ebbe due e stette annichilita sul posto a meditare sulla sua sventura.
Quando tornò al villaggio così scornata non ebbe il coraggio di mostrarsi ai compaesani. Era stata troppo punita per la sua presunzione e superbia.
Maria Cavallini Comisetti
Almanacco della gioventù della Svizzera Italiana, 1958